È sicuramente il più importante monumento di Amantea.
È il più importante per numero di opere d’arte custodite ma anche per il rapporto secolare con l’ordine dei Frati Minori di Assisi, una delle esperienze francescane più rilevanti in Calabria.
La struttura architettonica della chiesa è di stile tardo-gotico e la data della sua fondazione è il 1436. In quell’anno il Papa concesse agli Osservanti di venire ad Amantea (essi erano un gruppo di francescani a quel tempo “contestatori” nei confronti delle altre famiglie francescane, muovevano critiche specialmente contro i Conventuali). Leader degli Osservanti era Bernardino da Siena, che però non sbarcò mai ad Amantea. Non sappiamo cosa gli Osservanti trovarono qui nel 1436, ma con tutta probabilità questo era un luogo sacro, doveva esserci un altro edificio. Su tale preesistente struttura fu innestato un nuovo complesso commissionato dai francescani, costituito da chiesa più convento.
Oltrepassato il portico che precede l’ingresso, si nota il sobrio portale in travertino, arco a sesto ribassato, “fasciato” da cordoli. Nella muratura, sia interna che esterna, gli operai e i restauratori dello scorso secolo hanno voluto lasciare i segni eclatanti di quella struttura – architettonicamente ancora inesplorata – che era probabilmente lo scheletro dell’edificio medievale-quattrocentesco. Alcuni storici parlano di una struttura trinavata, che stava al posto dell’attuale volume costituito da navata più navatella sorto dal 1436 in poi.
L’arco a sesto acuto prevale in tutte le separazioni di ambienti all’interno della chiesa. Nell’abside, in una finestra rettangolare strombata, è presente il trigramma JHS (JESUS HOMINUM SALVATOR) – nel mezzo di un sole a 12 raggi (gli apostoli), simbolo proposto proprio da S. Bernardino.
Sì, perché il nostro Bernardino era un grande oratore, un sapiente comunicatore e un ispirato creatore grafico. È il patrono dei pubblicitari.
Architettonicamente apprezzabili le volte a crociera delle ultime tre campate laterali, dove le costolonature poggiano su colonnine angolari affiancate ai piedritti delle arcate.
Nella chiesa sono custoditi una marmorea “Madonna con Bambino” di Antonello Gagini (1505), un’altra statua di “San Giovanni Battista” di un anonimo del ‘400, un altorilievo con stemma gentilizio ed iscrizione di Antonio Mirabelli, vescovo di Termoli, ed infine un mascherone litico raffigurante il dio Sole, forse di età pagana rinvenuta per caso da due storici locali tra la miriade di reperti venuti alla luce anni fa, nel corso di lavori di scavo attorno alla chiesa.
Uscendo e svoltando immediatamente a sinistra, ecco che si trova la porta che introduce al chiostro e al convento. Nel piano superiore del convento abitano i frati minori e vi è adibita anche una sala per conferenze. Pensate che nel secondo dopoguerra – mancando i frati – il vecchio convento fu utilizzato come sede di uffici comunali e come scuola media pubblica.
Nei corridoi del chiostro è stata depositata una campana in bronzo, i cui segni inscritti rivelano essere stata fusa una prima volta nel 1404. Ciò potrebbe significare una collocazione di detta campana in una chiesa preesistente, magari proprio in quel sito, prima che gli Osservanti fissassero la loro dimora.
Tornando fuori, nel porticato che precede la chiesa, ecco che possiamo ammirare per bene il portale dell’Oratorio dei Nobili (1592), di gusto rinascimentale, sede della Confraternita dell’Immacolata Concezione. All’interno si trovano quattro opere straordinarie: in fondo alla sala una “Natività” attribuita a Pietro Bernini (in passato l’attribuzione era per Rinaldo Bonanno) del sec. XVII, stupendo altorilievo in marmo alabastrino; ad affiancare lateralmente la Natività, da destra e da sinistra, c’è un “Dittico dell’Annunciazione” marmoreo quattrocentesco di Francesco di Cristofano da Milano; in alto, a dominare tutto lo spazio, una statuetta in marmo (antichissima, forse la più antica) di Madonna con Bambino il quale regge un pane a forma di raggi solari, ed è questo uno dei vari riferimenti ad un possibile culto pre-cristiano, un culto del dio Sole finanche nel nostro territorio. Proseguendo in un secondo ambiente finalmente si è al cospetto degli originali 9 piatti (ma forse erano dieci) di ceramica valenciana (tecnica del lustro dorato) della seconda metà del 1400, che stavano sulla facciata principale a formare una croce. Essi sono una rarità e probabilmente furono un regalo della corte spagnola alla città di Amantea.
Tornando sul sagrato, volgendo lo sguardo verso l’alto, scorgiamo sulla facciata della chiesa la singolare croce con le copie dei nove piatti in ceramica custoditi nell’oratorio, murati nella parete. Sono delle fedeli riproduzioni ad opera dell’artista locale Pedro Bonavita.