Secondo la teoria di alcuni studiosi del medioevo calabrese, ovvero dei secoli prima del famigerato anno 1000, a dominare sul territorio dell’antica Clampetia furono per primi i Bizantini. Dobbiamo ipotizzare che i soldati agli ordini di Bisanzio furono gli operai che tirarono su un robusto fortilizio – lato mare – per vigilare sul porto canale del fiume Catocastro, che a loro serviva quotidianamente.
Quando ancora non era stata eretta la torre costiera, sulla sponda del pianoro che guarda ad ovest doveva esserci una piccola fortezza in grado di ospitare armi e soldati.
La postazione fortificata fu, nei secoli, presa anche da milizie nemiche dei Bizantini. Nella miniatura del libro dello Scilitze, che sta a Madrid, i soldati bizantini di Niceforo Foca assaltano il castello di Amantìa per scacciare gli Arabi. Quindi esisteva una Amantia fortificata nell’885 circa dC.
Il castello oggi – dal disegno architettonico che vediamo dall’alto – fu costruito invece a pianta irregolare, con tutta probabilità, in età normanno sveva. Ha i lati sud ed est a strapiombo sulle pareti della collina, quelli nord ed ovest sono circondati da un fossato difensivo di cui restano solo alcune tracce. I lati sud ed est sono quelli che presentano il maggior rischio di crolli pericolosi per l’incolumità delle persone. Sul lato nord si nota la struttura di un ponte in muratura, che consentiva il passaggio dall’interno del castello al pianoro. Il sito attualmente non è visitabile.
La planimetria che ci fa capire come era strutturato è risalente al ‘700, fatta da Giuseppe Bardet da Villanova. Essa spiega le destinazioni d’uso delle varie parti del maniero. Erano indicati tutti gli ambienti, dove alloggiavano i soldati, dove stava il castellano… Planimetria custodita nella biblioteca nazionale di Napoli, sezione manoscritti 5d/17.
Dell’architettura sono visibili le due torri rettangolari, una a nord-est e l’altra a sud-ovest, quella ellissoidale con base a scarpa a ovest, e poi un bastione di difesa a sud. All’indomani del terremoto del 1783, una perizia dell’ingegnere Depuis, delegato dal re di Napoli, fu la relazione base da cui si partì per progettare dei lavori di restauro delle fortificazioni amanteane. I lavori erano già stati completati alla fine del XVIII secolo. Purtroppo nel 1807 il castello subì il fuoco francese, che lo ridusse allo stato in cui lo si trova ancora oggi.
Ricordiamo che l’area castello è proprietà privata degli eredi famiglia Folino dal 1974.