Meglio conosciuta come “a Taverna“, Piazza Commercio occupa, nella toponomastica cittadina, un posto di grande rilievo.
Nell’800, ad urbanizzazione avanzata della marina, la piazza venne intitolata Piazza Commercio perché in linea con una tradizione bottegaia che ebbe inizio nel XVII secolo. In questo luogo, che è poi quasi un tutt’uno con l’attuale quartiere detto la “Calavecchia“, sorgevano delle “taverne” frequentate da marinai e forestieri che si incontravano e scambiavano merci delle più varie.
“Borgo sotto le taverne” è denominato il luogo nei primissimi anni dell’Ottocento da quel cronista scrupoloso e attento che fu il cosentino Luigi Maria Greco, in alcune sue note di diario. Il termine “Calavecchia” infine rimanda a qualche baia o seno di mare come dice la parola stessa, derivante dall’arabo, “kallà“, che significa luogo protetto dai venti. Infatti proprio lì sorgeva un porticciolo naturale come si può facilmente desumere dalle preziose indicazioni di Giovanbattista Pacichelli nel suo “Il Regno di Napoli in prospettiva” (1699).
Attraversando il quartiere Calavecchia si sale fino al Parco delle Rimembranze, meglio noto come “u Monumentu“. Si tratta di uno splendido balcone sul mare con alle spalle la città vecchia. Voluto dalla locale Associazione Combattenti e Reduci in memoria dei caduti della I Guerra Mondiale. Il Parco sorse, intorno agli anni ’20, sui ruderi di un antico Palazzo nobiliare della famiglia Sacchi. Il monumento presenta un cippo marmoreo con piccolo altare cintato e due colonne centrali sormontate da un’aquila. Di fronte c’è una vasca con zampillo. Tutt’intorno una serie di pini marini (uno per ogni caduto amanteano nella prima guerra mondiale) che fino a pochi anni addietro erano diventati giganteschi. In seguito ad un insolito uragano che si abbatté sulla città nel gennaio del 1981 il monumento fu quasi distrutto e si dovette provvedere ad eliminare gli alberi. Oggi, restaurato con molte modifiche, il Parco è tornato ad essere fruibile ai cittadini. Su via Nazionale ci troviamo davanti al palazzo Pati – Clausi con annessa cappella.
Percorrendo via Nazionale, incontriamo una scalinata e poi un vicoletto in salita e ci troviamo di fronte al Palazzo Mirabelli (oggi Amato).
Continuando a salire giungiamo dunque su corso Umberto I. Questo corso storico era la vecchia statale, già luogo di fiera domenicale almeno fino alla fine degli anni 60, è tutto un belvedere da dove si può ammirare il panorama di Amantea marina e della spiaggia. L’economista amanteano Luigi Di Lauro, nel 1856, nel descrivere la strada, diceva che “… è l’incanto dei paesani e l’ammirazione dei forestieri… Sul Corso Umberto si affacciano uno splendido palazzotto, fine ‘800, sede del Comune di Amantea.
C’è inoltre la Chiesa del Carmine. Questa risale al XVII sec. e sorge nel luogo dove fu ritrovato un frammento di lapide marmorea su cui era riportata la seguente iscrizione: “Deo Soli invicto parenti sacrum” (Sacro al Dio Sole, invitto genitore).
Ciò testimonia la presenza, nell’antichità, del culto del Dio Sole nel nostro territorio. Il corso finisce in uno slargo detto “a Crucia” (la Croce) all’ombra di grandi olmi la cui frescura allevia la calura estiva, soprattutto, durante “a cuntrura” (l’assolato primissimo pomeriggio).