Tutti i visitatori che entrano per la prima volta nel nucleo storico di Amantea, da qualsiasi parte si arrivi, si troveranno ad attraversare il bel corso Umberto I, che poi non è altro che la vecchia strada statale prima che fosse costruita la SS 18 costiera.
Proprio su corso Umberto si incontra la prima delle sette chiese storiche (escludendo le cappelle) attualmente fruibili nel perimetro della sola Amantea. Si tratta della chiesa del Carmine, verso la quale l’affetto popolare culmina in prossimità della celebrazione del 16 luglio della Madonna del Carmelo, una processione molto sentita.
Originariamente la chiesa era affiancata da un modesto convento di frati Carmelitani – si parla di fine ‘500 o di inizio ‘600, si può solo fare un’ipotesi – soppresso successivamente. Il 1652 è l’anno della sicura soppressione conventuale. L’edificio ha avuto diverse ristrutturazioni. Una lapide posta all’interno è testimone della riedificazione del 1894. La storia delle ristrutturazioni e riedificazioni, in Calabria, è scandita dagli eventi sismici.
Alcune foto novecentesche lasciano intendere che i due campanili non sono stati eretti insieme a fine ‘800, ma fu realizzato dapprima quello lato monte, mentre dopo il 1905 “compare” quello speculare lato mare.
Proprio i due campanili sono la combinazione simmetrica che dà risalto all’architettura del Carmine. Entrambi esprimono tre registri stilistici, con coronamento piramidale, ed esaltano la figura armoniosa del totale. Si fanno notare le rifiniture esterne dei campanili, ovvero gli spigoli delle tre parti in cui sono suddivisi i campanili: bugnato, lesene, colonne…
Frontalmente ha una particolarità: non tanto il portale a edicola cuspidata, inquadrato da coppie di colonne che presentano capitelli con foglie larghe e arricciate, chiuso da archivolto cordonato che presenta delle volute piccole alle estremità; ma piuttosto, più sopra, quella elegante bifora con colonnina al centro. Lateralmente due nicchie con san Pietro e san Paolo.
A Natale e a Pasqua, all’interno, il gruppo di amici “associazione fedeli Madonna del Carmine”, capitanati dall’artista Rosario Furgiuele, che cura il decoro della chiesa permette l’esposizione di capolavori di arte plastica (cartapesta e altri materiali), rappresentazioni lodevoli del Presepe e della Passione di Gesù.
Inoltre segnaliamo la Madonna del Carmelo con Bambino, tela di Domenico De Pietro, nonché le tele dei maestri amanteani Rocco Bonavita (san Francesco d’Assisi tra monaci e colombi) e Pedrito Bonavita (san Michele Arcangelo vincitore su Satana).
Due curiosità:
c’è una tela su sant’Angelo da Acri (cappuccino, missionario di fede, vissuto tra ‘600 e ‘700, canonizzato nel 2017), che ad Amantea si rese protagonista di fenomeni “paranormali”, lo videro in estasi mistica oppure fu visto contemporaneamente in più luoghi;
– c’è il busto annerito (bruciato) di una madonna colpita da un fulmine nel 1925, dovrebbe trattarsi della vecchia statua lignea della Madonna del Carmine.
Ma a spiccare su tutto il resto è il crocifisso in legno di Francesco Scudiero (artista del nostro tempo, da poco scomparso), che ha una resa anatomica mirabile. Colpisce la durezza del viso, quasi tumefatto, di questo Cristo.